La mattonella ovvero l’arte di Francesca passa anche per il ruoto

Non potevo quest’oggi non sbattere in “prima pagina” (in uno slancio aihmè che riconosco essere autocelabrativo) il commento a guisa di componimento poetico che la fatina ha voluto dedicare alla mia mattonella! Nessuno aveva mai dedicato una poesia ad un piatto da me preparato, grazie di cuore Miriam sei davvero tanto cara! Sempre attenta e disponibile nel momento del bisogno e non 😀

Omaggio

Quant’è bella mattonella,
che si fugge tuttavia
nella epa (non più snella)
di chi gusta in compagnia.

Quella sfoglia sì sublime
che baciar tosto tu aneli
sa oscurar, in ciò che esprime,
Salomé e i suoi sette veli

Custodito in quello scrigno
di semini impreziosito
è raccolto un vero sogno:
ogni senso n’è rapito…

Funghi, tonno, mozzarella,
pomodoro e del buon cotto,
alchimìa sì buona e bella
ma letal se ahimé sei ghiotto:

primo bacio è quella fetta;
che sarà? Miele o veleno?
Ma è piacer, ciò che t’aspetta:
non potrai più farne a meno…

Voglio osare ancor nel dire
che niun, dopo l’assaggio,
di negare avrà l’ardire
che si sente un po’ più saggio.

Grande pena questo piatto
all’artista procurò;
lo accompagna un antefatto
che io qui rivelerò:

al final, Monna Francesca
si ristette e contemplò
l’opra michelangiolesca
che il suo estro originò.

Poscia l’animo suo colse
dionisiaco furor,
il grembial tosto si tolse,
in un impeto di ardor.

Fissò il ruoto sul fornello,
nel suo sguardo cento urli,
scagliò indi il mattarello
e proferì: “Perché non parli?!!”

Questo atto un po’ animale
può apparir insanità,
ma vi sfugge l’essenziale:
genio e sensibilità.

E’bizzarro, ma un artista
puo’ provare frustrazione
alla eccezionale vista
della propria perfezione.

E’a cotanta dedizione
che è d’uopo porre mente:
la sua fulgida passione,
il più nobile ingrediente.

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