Questa cheese cake l’ho realizzata parecchi mesi, in un epoca in cui l’idea di aprire un blog non mi aveva sfiorato neanche il cervello… Mamma come al solito mi aveva dato due barattoli della preziosissima scrucchijata abruzzese, un marmellata d’uva tipica della zona del chietino (o teatino se vogliamo essere precisi) di cui mia madre è originaria, fatta con le uve della nostra terra, quella in cui affondano le radici della mia famiglia, quella che mi ha vista crescere anno dopo anno nelle domeniche baciate dal sole in mezzo al verde. A settembre la vendemmia era un’occasione di festa e di gioia per noi bambini che aiutavamo i grandi come potevamo, più facendo casini che altro. Ma la fatica e il profumo inebriante dell’uva nera e di quella Italia bianca e dolce, erano la ricompensa più grande insieme a questo ulteriore dono che dopo qualche mese diventava nerissima e inconfondibile scrucchijata. Quella che “scrocchia” sotto i denti piacevolmente per i semini che rimangono, quella che “acconciata” con mandorle tritate, cioccolato e canditi diventa il ripieno per i tipicissimi “cavicionetti” natalizi che in casa mia non possono mai mancare in quantità industriali.
Il prossimo settembre mamma di sicuro non riuscirà a fare la marmellata, un pò perchè la campagna di Vacri anno dopo anno perde sempre più lo smalto d’un tempo e le forze di starci dietro vengono a mancare, ma soprattutto perchè mamma non ha più la forza di fare nulla. Il cuore mi si è stretto quando ho per caso rivisto questa foto che avevo dimenticato, il perchè lo potete immaginare, ma anche perchè ho paura di dimenticare questi sapori, i sentimenti ad essi legati, perchè alcuni di essi, quelli più intensi, non li so riprodurre e questo mi lascia sgomenta perchè ho sempre pensato di poterli gustare per sempre. Invece non è così.
No Excalibur non far cosììììì!
Anch’io ho questi stessi pensieri sulle prelibatezze che mi ha sempre preparato mia nonna, e che ultimamente cucina molto più raramente.. ma devi fare come me, ci dobbiamo battere per conoscere qualche segretino per non dico “riprodurli” questi sapori, perchè sarà ben difficile..ma per poterli ricordare e anche un po’ onorare anche noi!
Baci baci cara…
🙂 Grazie delle belle parole Vaniglia!Hai ragione ma stando lontani da casa diventa tutto più difficile..
Oh excalibur che tristezza… hai proprio ragione: ogni volta che mio papà (dico papà perchè mamma in cucina è meglio che non la ricordo: non ci sa proprio fare) prepara quei piatti tipici che solo lui sa fare mi ripeto sempre che me li devo fare insegnare perchè putroppo lui non ci sarà per sempre… però mi viene talmente tanta tristezza che non glie lo chiedo mai… Però prima o poi lo devo fare: non verranno buoni come a lui, ma almeno ne avrò il prezioso ricordo…
Excalibur impara tutto quello che puoi da tua madre, per poter un giorno dire con orgoglio ai tuoi figli “Questa è una ricetta della nonna!”.
Io non ho fatto in tempo…
@Dolcetto In parte ho già messo in pratica il tuo consiglio in passato cercando di carpire il più possibile da lei, ma ora 600 km dividono me e mia madre e la malattia impedisce ancora di più questo scambio..
@Jelly Mi dispiace tanto 🙁
Scusa! Mi sono accorta di aver scritto un messaggio un po’ triste…ma oggi va così.
ricambio la visita..e i complimenti..il tuo blog è bellissimo..e anche le emozioni che trasmetti..evviva i sapori e gli odori e che evocano ricordi lontani e infantili che rimangono nel cuore
Un bacio..
@Jelly Tranquilla!Anche il mio di post non è che fosse molto allegro in realtà! 🙂
@Elisa Grazie!Sei troppo buona!Spero tornerai a trovarmi!Io di sicuro sbircerò ancora tra le tue belle pagine!