E’ dal 6 aprile scorso che avrei voluto mettermi davanti a questo schermo a buttare giù le riflessioni che mi ronzano in testa, ma gli eventi sono stati così drammatici e hanno toccato la mia famiglia così da vicino che non ho avuto molto tempo da spendere. Oggi dopo 10 gg dalla catastofe che ha colpito la mia regione eccomi qua davanti a questa luce splendida, al verde delle piante rigogliose di primavera del mio giardino e alle nuvole di panna che scorrono veloci davanti agli occhi a scrivere. Come facevo tanti anni fa ad Urbino, con le orecchie piene della musica di Carmen e la mia penna tra le mani a buttare fuori l’anima..
Terremoto di Marche e Umbria 1997..scosse continue anche se abbastanza lontane dall’epicentro, con l’ansia continua che ci induceva a scappare dalla sala studio dei collegi universitari dove abitavo al minimo accenno di tremore della terra, oppure uscire, io e le mie sette compagne di blocco, all’unisono dalle nostre stanze per l’ennesima scossa alle 3 di notte e finire a prepararci due spaghi per sdrammatizzare il tutto..Troppo vivi nella memoria questi ricordi, troppo giovani le vite di quegli universitari strappate a causa di cosa..a causa di nefasta casualità o per l’incuria degli uomini..la Casa dello Studente..un simbolo che porto dentro scolpito a fuoco nel mio cuore perchè io alla casa dello studente ci ho vissuto, ci ho passato forse i 5 anni più incredibili della mia vita. Pensare che quelle giovani vite sono state tanto simili a quella che ho condotto in quegli anni ancora mi sconvolge..ancora non mi sembra vero che mio nipote da lì non molto distante è salvo solo per un giro benevolo del fato.
E un’altra ferita nel mio cuore, oltre alla mia terra devastata e ai miei corregionali morti nella tragedia, l’ha aperta il colpo che le tante opere d’arte hanno subito per questo terremoto..la mia è una regione sconosciuta ai più, che solo ora al momento della tragedia si è palesata agli occhi della nazione per le sue bellezze ora purtroppo irrimediabilmente compromesse..tutte le chiese dell’Aquila distrutte, la Basilica di Collemaggio rovinata, la torre medicea di Santo Stefano di Sessanio sbriciolatasi come biscotto. Per fortuna il mio beneamato Castello di Calascio ha resistito, dall’alto dei suoi 1600 metri di altezza e dopo aver dovuto affrontare il tremendo terremoto del 1703 che ha devstato il borgo medievale ai suoi piedi..lui ha resistito, secondo me è un simbolo, un segnale che bisogna rialzare la testa e ricominciare dopo aver pianto a lungo i nostri morti. Il luogo dell’Abruzzo che di più amo in assoluto ha resistito e io sono fiera della mia terra e della mia gente che con tanta dignità sta affrontando una così immane catastrofe.
Ho un grosso rammarico, quello di non aver mai visto la città dell’Aquila, non ho mai visto il capoluogo della mia regione e un pò me ne vergogno..perchè purtroppo non la vedrò mai più nel suo splendore, con le sue stradine e le sue chiese intatte e i suoi abitanti forti e gentili come la roccia del nostro Gran Sasso scevri dalla paura che questo dramma ha insinuato nelle loro vite.
Voglio chiudere queste mie riflessioni mostrandovi con orgoglio un rustico pasquale tipico della mia regione e io che amo alla follia: i fiadoni. Era la prima volta che li facevo e mi sono venuti davvero bene.
ciao Francesca,che dirti…sono felicissima di sapere che i tuoi stanno bene…. siamo stati fortunatissimi noi…ho ancora l’angoscia e il terrore che mi prende specialmente di sera…ma deve passare e passera sono sicura..dobbiamo rincominciare a vivere una vita all’apparenza normale… ti abbraccio Tittina
ciao carissima,
una ricetta da ricercare e produrre, sicuro merita l’assaggio
anche se ogni piatto tipico va assaggiato direttamente sul posto, prodotto dalle mani di chi è nato con questa delizia in casa
spero come te e come tutti che tutto ciò che è andato distrutto venga presto ricostruito
sicuro lo saranno le opere d’arte
ma soprattutto spero che venga ricostruito quel focolare che ogni casa sapeva produrre
perchè sono le persone che fanno la terra, non i monumenti, non le chiese
senza le persone sarebbero cose morte
buona domenica.
@cara tittina spero per tutti voi in terra d’abruzzo di poter ricominciare una vita normale anche se so che il dolore è ancora troppo vivo nel cuore di tutti. ti abbraccio fortissimo
@cara Irish so benissimo che i monumenti senza le persone non sono niente, ho voluto ricordarli perchè per me costituiscono dei simboli, rispecchiano l’amore che nutro per la mia terra e per la sua gente anche se ho lasciato la mia regione ormai da 13 anni. Ho rischiato di perdere mio nipote in quel terremoto e ancora non riesco a capacitarmi dell’enorme sacrificio umano che abbiamo dovuto pagare
sono contenta di sapere che tu e la tua famiglia state bene, e sono molto fiera della gente d’Abruzzo che con grande dignità e forza sta affrontando questa catastrofe
ti abbraccio forte
fra
cara…sono commossa…ti sono vicinissima per questo dolore! spero che davvero tutta la tua gente possa rivedere il sole dopo tanta paura! 1 abbraccio grandissimo!
[…] Leggi tutto su Riflessioni post… […]
Ciao, sono capitata sul tuo blog per puro caso e leggere questo tuo racconto vero e fatto con il cuore mi ha commossa! Tenete duro perchè è bello rialzarsi e rinascere ancora + forti di prima! Lo so che le mie sono solo parole e che non bastano ma molte donne italiane come me tifano per voi. 1 abbraccio forte
[…] un anno fa la mia terra tremava, e noi tutti sconvolti eravamo in ansia per le persone care che in quei luogi si trovavano per varie ragioni. Alla mia famiglia per fortuna è andata bene, ma […]